In questa sezione vogliamo ricordare le figure che più, nel corso degli anni, hanno dato lustro alla Fondazione, divenendo testimoni e successori dello spirito di Luigi Bombardieri.
 

Stefano Tirinzoni (9/02/1949 - 29/04/2011)



Stefano manifestò, nella sua vita, una personalità ricca di interessi e attiva in molteplici campi della società: nel Club Alpino Italiano a livello provinciale, nazionale e internazionale (UIAA); nel FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano); nel Lions Club; nella professione di architetto, come progettista, come pianificatore in vari Comuni e restauratore di monumenti celebri in provincia di Sondrio ed a Milano.
Svolse una intensa attività in favore della conoscenza e della conservazione dell’ambiente montano valtellinese nei suoi molteplici aspetti. Nella Fondazione Luigi Bombardieri, in particolare, svolse, con varie iniziative rivolte ai giovani, una incisiva opera educativa con convegni, corsi per insegnanti, concorsi e iniziative di conoscenza diretta, da parte degli studenti delle scuole superiori, dell’ambiente montano, dei suoi aspetti e delle sue problematiche.
Nei campi che videro la sua opera, portò un grande impulso di rinnovamento generale, di novità e di stimolo.
La sua vita fu ispirata dall’amore per la montagna e per l’ambiente.

 


Un capitolo importante dell'attività di Stefano riguarda il CAI, soprattutto il settore dei rifugi alpini nelle cui realizzazioni profuse la carica di attenzione professionale, architettonica ma anche tecnologica che gli era propria. Importanti gli interventi di recupero del rifugio Mambretti, in Val Caronno, del rifugio Sertorelli allo Stelvio, il contributo alla realizzazione dei piccoli rifugi Bruno De Dosso all'Alpe Painale in Val di Togno e Gugiatti - Sertorelli all'Alpe Cavalline (Montagna in Valtellina). Ma, sicuramente, l'intervento più importante ha riguardato il rifugio Marco e Rosa De Marchi e Agostino Rocca al Bernina. La collocazione di un rifugio a 3609 m, alla spalla del pizzo Bernina, il 4000 più orientale dell'arco alpino risale al 1913 e rappresentò un'impresa eccezionale per quel periodo. Nel 1964, la Sezione Valtellinese del CAI realizzò un nuovo edificio mantenendo quello preesistente con funzione di ricovero d'emergenza. Nel 2001, Tirinzoni, su incarico della Sezione Valtellinese del CAI progettò, insieme ai tecnici di Stelline, un nuovo edificio che, sostituendo quello più recente ed affiancandosi a quello originario, venne inaugurato il 13 luglio 2003. Il risultato è un edificio con ben 60 posti letto (ampliabili a 88), sostanzialmente autosufficiente sotto il profilo energetico, di climatizzazione e di approvvigionamento idrico, predisposto per una gestione ecologicamente corretta delle acque reflue, ma soprattutto solido, accogliente ed inserito, in modo volutamente discreto, nel particolarissimo contesto.

               Il  vecchio rifugio Marco e Rosa                       Il nuovo rifugio Marco e Rosa De Marchi e Agostino Rocca
 

Nel settembre del 2013, il FAI (Delegazione di Sondrio) ha intitolato all'architetto Stefano Tirinzoni, che ne è stato benemerito capo delegazione, il sentiero orobico che, dal rifugio Alpe Piazza, sale alla cima del monte Pisello, passando dall'Alpe Pedroria.
Per lascito testamentario, Stefano Tirinzoni lasciò in eredità al FAI, l'Alpe Pedroria e l'Alpe Madrera, preziose testimonianze delle antiche tradizioni montane, come segno tangibile di un legame duraturo e profondo con le sue vallate.

 

Tirinzoni, profondo cultore del paesaggio alpino e particolarmente sensibile alle problematiche legate all'ambiente, nel febbraio 2005 organizzò il corso "Conoscere il paesaggio" dedicato ai docenti delle scuole della provincia di Sondrio.

Molti i relatori di rilievo che parteciparono al corso. Gli interventi furono raccolti nel volume "I TEMI 4/07 Conoscere il paesaggio - L'ambito geografico valtellinese", a cura della Fondazione Gruppo Credito Valtellinese.
 


Un prezioso lavoro profuso da Stefano, nell'ambito della sentieristica, si è concretizzato con la pubblicazione del "Manuale operativo per la segnaletica degli itinerari escursionistici della provincia di Sondrio", una guida curata insieme a Guido Bellesini e pubblicata, nel gennaio 2006, dalla SEV - Società Economica Valtellinese e dall’Amministrazione Provinciale di Sondrio.
 

 


Il 29 aprile 2021, a dieci anni esatti dalla scomparsa, Stefano è stato ricordato durante una serata on-line.


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Nicola Martelli (24/03/1945 - 28/06/2014)

Parlare di Nicola Martelli vuol dire parlare di CAI, della Sezione Valtellinese, della Fondazione Bombardieri, tutte ramificazioni di quella che era la sua vera passione, il suo vero ideale di vita, la Montagna.

Soprattutto nell'Alpinismo Giovanile, Nicola aveva trovato il modo di trasmettere ai giovani quelli che erano i suoi profondi valori di educazione, conoscenza e rispetto dell'ambiente montano, interpretando nel migliore dei modi possibili lo spirito di Luigi Bombardieri.

Nicola scomparve a fine giugno 2014, poco sotto la Punta Marinelli, tradito da condizioni meteorologiche impossibili, ma il suo spirito vive ancora con noi.
 


Nella primavera 2015 gli venne intitolato il sentiero dell'"Anello della Scala dei Pizzi", un itinerario che Nicola, con gli alunni del Liceo Scientifico di Sondrio, aveva contribuito a tracciare.


 

A fine giugno 2015, ad un anno esatto dalla morte, gli Accompagnatori di Alpinismo Giovanile della Scuola provinciale Luigi Bombardieri apposero sulla vetta della Punta Marinelli una targa commemorativa in ricordo di Nicola e della moglie Carla, completando ciò che Lui non era riuscito ad attuare.
 


Lo stesso giorno la Scuola di Alpinismo Giovanile fu ribattezzata affiancando il nome di Nicola Martelli a quello di Luigi Bombarderi, accomunando così le due figure che, in vita, avevano condiviso i valori educativi della Montagna.
 


Nell'estate 2016, grazie al contributo della figlia Beatrice, della Sezione Valtellinese del CAI e della Comunità Montana Valtellina di Sondrio, l'ampio sottotetto del rifugio Marinelli-Bombardieri è stato convertito in sala per effettuare riunioni e corsi.

La sala è stata intitolata a Carla Groppo e Nicola Martelli, ancora una volta insieme nel rifugio che, più d'ogni altro, hanno amato in vita.
 

 

 

Ivan Fassin (1938 - 28/06/2015)

Fu iInsegnante nel liceo classico di Sondrio, poi preside dell’Istituto magistrale del capoluogo valtellinese, dal 1976 ha ricoperto svariati incarichi come dirigente sindacale nella Cisl, a partire da quello di segretario del Sism, il sindacato degli insegnanti della scuola media superiore, che lo ha visto impegnato anche a livello regionale e nazionale. Sempre nel settore della formazione ha ricoperto altri incarichi importanti: nel Consiglio dell’Irrsae Lombardia dal 1979 all ’84, in quello della Bdp (Biblioteca di documentazione pedagogica) di Firenze dal 1985 al 1995 e, ancora, nella Commissione Brocca per la revisione dei programmi della secondaria.Rea, anche membro del Comitato tecnico di Sev (Società economica valtellinese) e Collaboratore della Fondazione Luigi Bombardieri.

La scomparsa di Ivan Fassin, direttore del Corriere della Valtellina (link a La Gazzetta di Sondrio)

Mondo della cultura in lutto, è scomparso Ivan Fassin (link a La Provincia di Sondrio)


Una sintesi del suo pensiero in merito al tema dell'ambiente del territorio valtellinese.

Una valle che sembrò benedetta dalla natura…

Guardo dalle alture del Monte Rolla, alle spalle di Sondrio, verso la Valle, che si vede per un lungo tratto, da Teglio alla “Colmen” di Dazio, come da un aereo, e osservo i tratti forti dell’ambiente naturale, apparentemente immutati, ma scorgo anche l’enorme sviluppo edilizio nel fondovalle e sui versanti: case, capannoni, insediamenti vari. Guardo questa Valle che sembrò tanti secoli fa, al suo primo apparire alla ribalta della storia, come benedetta dalla natura, e che dovette di nuovo apparire ai signori Grigioni, circa mille anni più tardi, come un paradiso della vite e del frutteto, a loro, abituati piuttosto ad aridi altopiani di pascolo che a vallate verdeggianti e floride, e mi domando in che cosa abbiamo sbagliato. Una vallata certo non risparmiata dalla storia (dai Lanzichenecchi di manzoniana memoria fino alla tragica miseria dell’Ottocento), ma a suo modo anche fortunata per aver avuto precocemente infrastrutture moderne: strade (merito dell’Austria), ferrovia (tra le prime in Italia), una scuola elementare diffusa nel territorio (per l’iniziativa di un illuminato ministro che fece della sua terra un laboratorio), medici condotti generosi, veterinari intelligenti, studiosi diversi dediti disinteressatamente al bene comune…Quella stessa valle che oggi si lamenta per non avere una strada, non avere una ferrovia decenti, che si ritiene ai margini dello sviluppo, che soffre di disoccupazione intellettuale e intanto sperpera le sue risorse naturali e umane, svende il territorio, edifica confusamente dappertutto, ha dissipato un fondovalle faticosamente bonificato nel corso dell’800. Quello che avrebbe potuto diventare un distretto turistico alpino modello, dalle attività economiche diverse ma integrate attorno alle risorse naturali locali e alla industriosità umana, e che avrebbe potuto vantare un patrimonio, non cospicuo, ma suggestivo di beni culturali diffusi, non riesce a trovare una vocazione unitaria e condivisa. Non sa assolutamente farsi carico di un problema centrale come quello del “territorio, e del “paesaggio”, che dovrebbero essere materia prima del suo benessere e del suo futuro…

Ivan Fassin


Il giorno 17 dicembre 2015, presso la Sala del Consiglio provinciale di Sondrio è stato presentato il libro "Ivan Fassin una vita per cultura e territorio", una raccolta di documenti ed altri suoi contributi scritti.

 

 


Ivan Fassin una vita per cultura e territorio (link al libro)